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A proposito della stretta cinese su Ant e del crollo di Ali Baba

Proporzionale alla crescita del commercio troviamo l’aumento in popolarità ed entrate di tutti quei siti ed e-commerce che dominavano già da anni la scena. In particolare in Cina, così come nel resto del mondo, Alibaba sembra essersi imposto come principale portale per la vendita online grazie ai benefici che ha saputo trarre dal periodo pandemico ormai concluso in oriente. Il gigante dell’e-commerce è stato in grado di integrare servizi veloci ed efficienti, grazie all’uso di strumenti sempre più tecnologici, che gli hanno permesso di accumulare un capitale enorme, che non poteva assolutamente sfuggire all’occhio attento del regime cinese. La troppa libertà economica non è stata di certo considerata in maniera positiva dal governo che anzi ha ben pensato di imporre ulteriori controlli su tutte le piattaforme fisiche e digitali del miliardario Jack Ma. Secondo quanto riportato da Bloomberg, infatti, le autorità cinesi avrebbero chiesto alle più grandi aziende e banche statali della nazione di avviare un nuovo giro di controlli sulla loro esposizione finanziaria e i loro collegamenti con Ant Group. Lo stesso Ant Group che è responsabile della gestione e del controllo dei pagamenti per tutti i servizi targati Alibaba.

Il governo cinese indaga, ma non è la prima volta

Vista la mole di istituzioni, banche e aziende coinvolte nell’operazione è stata considerata una delle indagini più approfondite e ad ampio raggio sul gruppo Ant, se non addirittura in tutta la storia dell’e-commerce. La motivazione di tutto questo movimento non è ancora stata resa nota anche se il governo sta spingendo per ottenere risultati precisi nel minor tempo possibile. Non è neanche chiaro se il nuovo controllo porterà ad azioni o conclusioni da parte delle autorità di regolamentazione ma la cosa certa è che negli ultimi anni Ant è stata più volte sottoposta a cambiamenti e rivoluzioni per il volere delle autorità locali. Già a fine 2022, il gruppo era stato sottoposto ad un radicale rimodellamento da parte del governo dopo che la sua IPO da 37 miliardi di dollari, che sarebbe stata la più grande del mondo, è stata bersagliata dalle autorità di regolamentazione. Questa mossa l’aveva già costretto Ant alla cancellazione dell’offerta pubblica iniziale e ad un ridimensionamento che l’avrebbe trasformata in un holding finanziaria. Tutto ciò non ha impedito l’avvio di nuovi controlli e normative, proprio nel periodo in cui il Paese del Dragone sta provvedendo alla regolamentazione del settore tecnologico mirato a tenere sotto controllo i rischi finanziari. 

Cosa cambia per il mercato e-commerce

A subire i maggiori danni in questa situazione potrebbero essere tutta la schiera di investitori che negli anni avevano scommesso nella crescita di Alibaba. Il timore è che Pechino possa attuare restrizioni ancora più pesanti che andranno ad innescare un meccanismo di sell-off in tutto il settore tecnologico. Sembra essere particolarmente preoccupato dalla situazione Francis Chan, analista bancario e fintech, che a riguardo ha affermato che: “La richiesta di Pechino alle banche cinesi di controllare le loro esposizioni verso il non quotato Ant Group di Jack Ma potrebbe mettere a repentaglio i legami della società con i finanziatori per la sua attività di prestito online“. Una mossa che potrebbe far calare a picco le quote societarie facendole passare da 320 miliardi a poco più di 60 entro la fine del 2022. Intanto i primi risultati sono già emersi: le azioni di Alibaba sono crollate alla borsa di Hong Kong (-5,1%), avvicinandosi al minimo dalla quotazione riscontrato nel 2019.

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