Secondo una recente analisi ,svolta su una base di più 200 siti esclusivamente di e-commerce, è stato riscontrato che oltre la metà dei casi potrebbe offrire informazioni sbagliate ai consumatori attraverso l’uso di recensioni false. Sappiamo bene quanto le recensioni siano viste come una fonte fondamentale a cui il cliente attinge e quanto esse contribuiscano alla vendita finale. Nel 55% dei casi però è venuto alla luce che le valutazioni dei prodotti siano ingannevoli oppure siano pilotate dal volere di vendere del proprietario. Possiamo definire questa mossa come una vera e propria truffa digitale in quanto oppone resistenza in qualche modo a una scelta informata dell’acquisto e mira ad ingannare il cliente. Da qualche periodo si era cercato di abbattere la barriera della mancata trasparenza online ma con questa nuova notizia potrebbero essere molti i consumatori che in futuro inizieranno a vedere l’internet come una fonte poco attendibile tramite cui fare acquisti. Un lavoro di fidelizzazione che potrebbe risultare vano dopo lo scandalo ma che deve spingere sempre più venditori a correggere il tiro visto il notevole aumento di utenti che ora acquistano tramite e-commerce.
La Commissione Europea ed i casi studiati
Sono stati ben 223 i siti web di shopping online analizzati dalla commissione UE e per ben 104 casi si è constatato che i venditori non lavorano abbastanza per “assicurarsi che le recensioni siano autentiche, ossia pubblicate da consumatori che hanno effettivamente utilizzato il prodotto o il servizio recensito“. Questo è quanto riporta il report elaborato dopo l’incontro. Un trend negativo che viene evidenziato anche dallo stesso Didier Reynder, commissario europeo per la giustizia, che puntualizza: ” i consumatori si affidano molto spesso alle recensioni online quando fanno acquisti o prenotano online. Non vogliamo che i consumatori vengano ingannati, ma che siano in grado di interagire in un ambiente affidabile. Insisto su un punto specifico: le aziende online devono fornire ai consumatori informazioni chiare e visibili sull’affidabilità di tali recensioni. I risultati di oggi sono un chiaro invito all’azione. Garantiremo il rispetto del diritto della Ue”. Insomma, si deve ancora lavorare e molto per spingere ogni consumatore a considerare lo shopping online come affidabile e a quanto pare si deve ripartire dalle basi.
I numeri dello scandalo fanno riflettere
I 223 siti posti sotto analisi appartengono a diverse branche dello shopping online: e-commerce, siti di prenotazioni, motori di ricerca e comparatori. Tra questi risulta che:
- 104 siti su 223 (il 46%) non forniscono alcuna spiegazione su come raccolgono e processano le recensioni. Solo 84 (il 37%) inserisce queste informazioni sulla pagina dedicata alle recensioni, mentre gli altri le collegano alla pagina “termini e condizioni”, essendo ben al corrente che pochissimi consumatori aprono questi documenti scritti in gergo legale ai più incomprensibile;
- 118 siti web non presentano informazioni sulle procedure per individuare e prevenire le recensioni false;
- Il 78% dei casi non prevede il divieto di pubblicare recensioni ingannevoli ed plasmate a favore di un venditore che promette sconti o regali gratuiti in cambio ;
Numeri importanti che porteranno concrete ricadute su quelle aziende risultate poco trasparenti. Il procedimento prevede che vengano contattate direttamente dalle autorità locali per chiedere di andare a correggere il prima possibile i punti che contribuiscono ad una trasmissione ingannevole di informazioni per non imbattersi in sanzioni anche piuttosto pesanti. Questo anche a seguito della nuova direttiva 2161 che entrerà in vigore a maggio prossimo e che va ad affiancare la già presente direttiva sulle pratiche commerciali scorrette nella lotta contro chi cerca di vendere ingannando il cliente finale. Vendere, acquistare e scrivere false recensioni è nella maniera più assoluta proibito e se si vuole rendere la rete un mondo migliore è importante che tutti si adeguino a quella che da sempre dovrebbe essere la miglior cosa da fare: affidarsi alla trasparenza.